martedì 6 dicembre 2011

La fine del mondo storto

"Solo freddo, fame e mancanza di tutto"

Un Mauro Corona crudo e duro ci presenta l'Apocalisse, la fine del mondo conosciuto. Se fosse un asteroide a centrare la Terra, amen e finita lì, non ci sarebbe nulla da raccontare. Invece la fine è quella del nostro mondo, quello moderno, occidentale e capitalista: finiscono i combustibili consumabili e senza energia a regnare è la "morte nera e bianca", portata dal gelo che congloba ogni cosa, decima gli abitanti della Terra e costringe i superstiti ad affrontare rigori sconosciuti.

I valori - quelli creduti tali, almeno, in questa nostra società, il cosiddetto welfare, il benessere, l'agio, la comodità - si disintegrano, persino il diritto naturale viene a essere incrinato e ad emergere è il nostro lato ferino, l'istinto animale che prevale, la legge del più forte. L’uomo si trasforma in fiera e nell’emergenza giunge addirittura al cannibalismo. E dunque, finite le scorte, fatti i conti con il freddo, con la nostra incapacità di fare a meno di ciò che riteniamo indispensabile ma che in realtà si rivela superfluo - i cellulari, i computer, la televisione, persino la letteratura e la poesia - si torna al nocciolo della vita, a quello che i nostri avi dell'epoca anteriore all'età industriale consideravano vita normale. Torna il lavoro manuale, anzi, è l'unica vera forma di sapere: accendere un fuoco, abbattere un albero, cacciare una preda diventa più importante che calcolare la partita doppia, pilotare un aereo o lanciare uno Shuttle tra le stelle. Contadini, malgari e montanari diventano i nuovi maitre- à-penser. Politici, potenti e vip sono costretti a piegarsi sui coltivi. Nel mondo storto, almeno “Perché, nei luoghi chiamati primitivi, gli abitanti non si sono neppure accorti che è in corso la fine del mondo: quelli seguitano a cacciare, pescare, riprodursi e dormire".

Le figure più inutili scompaiono: qua e là tra le pagine, non citati ma riconoscibili appaiono Raspelli, Briatore, Berlusconi. I critici, i ricchi, i politici non sono più VIP ma devono sottostare alla nuova legge dell’uguaglianza. La “morte bianca e nera” ha instaurato una sorta di comunismo, che funziona anche perché la proprietà non ha più valore alcuno. Ma, dopo avere seminato e raccolto, dopo avere prodotto e messo da parte le scorte, il nuovo inverno trova un’umanità che non ha imparato la lezione: dopo che due uomini si sono messi a litigare per la prima volta dalla fine del mondo storto, ricominciano le beghe e le guerre, riappaiono il potere e le dittature.“Finché l’uomo non sparirà dal pianeta, farà di tutto, e ce la metterà tutta per farsi male e per star male. Poi si estinguerà. Ma sarà colpa sua. L’uomo sarà l’unico essere vivente ad autoestinguersi per imbecillità”.


2 commenti:

  1. Bella recensione, ho letto un libro con lo stesso tema "La peste scrlatta" di J. London,poneva , come credo anche questo, tanti interrogativi.
    Mi hai convinto, lo leggerò!

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  2. interessante, colpisce molto la frase finale!

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