lunedì 9 gennaio 2012

Le voci del bosco

Con Le voci del bosco, libro del 1998, Mauro Corona crea una sua "mitologia arborea", una sorta di antropomorfizzazione del bosco e dei suoi abitanti principali, ovvero gli alberi. Un'operazione non nuova, che ricorda ad esempio i racconti di Arboreto salvatico di Mario Rigoni Stern, che però riceve nuova linfa dal dire dello scultore di Erto, che sembra sempre parlare al lettore come se lo tirasse da parte in un'osteria al caldo del camino e dei bicchieri di vino.

Chi, come me, ha la fortuna di vivere in zone collinari o meglio ancora montane, conosce bene i boschi, sa che le piante parlano, che raccontano storie con i loro nodi e le loro radici, con le fronde che ospitano nidi, con le foglie. Corona non fa altro che leggere questi segni e associarli a caratteristiche umane - io ho pensato ai Caratteri di Teofrasto: c'è ad esempio il terribile agrifoglio, "superbo per se stesso"; c'è "l'effeminato del bosco", il frassino, albero "diverso, perciò continuamente deriso e insultato"; c'è l'abete bianco, "vigile custode del bosco". Una comunità insomma dove ognuno riveste il suo ruolo.

Ma ci sono anche gli umani, Corona non se ne dimentica: e accavalla con le storie degli alberi quelle degli oggetti di artigianato che i nostri saggi vecchi solevano ottenere dal legno: i bastoni di sci di nocciolo, gli sci con tavole di acero. le gerle costruite con acero, nocciolo e frassino, le scatoline portatabacco di betulla e acero... E poi leggende, memorie di prima e dopo il Vajont. In silenzio, pagina dopo pagina, riusciamo anche noi, guidati dall'esperto Corona, a sentirle, le voci del bosco...



Uno dei disegni di Corona a illustrazione di Le voci del bosco

domenica 8 gennaio 2012

L'OMBRA DEL BASTONE di MAURO CORONA


Mauro Corona scrive il romanzo "L'ombra del bastone" dopo aver letto un quaderno che era stato ritrovato in un buco di una mangiatoia in un casolare situato a San Michele al Tagliamento.

Lo scrittore rimane profondamente colpito dalle poche parole che legge nella prima pagina "20 luglio 1920. Fuori fa molto caldo, ma io sento freddo e sento la neve, neve dappertutto".

La storia che, Corona legge nel quaderno dalla copertina nera e che lui sapientemente racconta, è quella di un uomo di nome Zino nato ad Erto nel 1879.

Con una scrittura semplice, cruda e carezzevole, Zino racconta la sua vita che si svolge nella solitudine, tra le pietre e la neve dei monti che sovrastano il Vajont. Una vita fatta di povertà e di fatica, di sesso e di morte, di stregoneria e di ataviche paure. 

Il gelo degli inverni montani è anche il gelo dei sentimenti che pervade gli animi dei vari personaggi in un susseguirsi di eventi dove la ferocia e la pietà inducono ad una lettura incalzante fino all'ultimo rigo.

domenica 1 gennaio 2012

GOCCE DI RESINA - MAURO CORONA

GOCCE DI RESINA – MAURO CORONA


Piccola raccolta di racconti scritti nello stile semplice e senza fronzoli di Mauro Corona.

I racconti si limitano a descrivere fatti e situazioni accadute durante la vita dello scrittore, una sorta di libro dei ricordi, come quando ci si ritrova con un amico e viene da dire: “ti ricordi quella volta …?”. Alcuni, addirittura, sfiorano la banalità, in quanto proprio strettamente oggettivi.

Ma si intuisce subito che, sotto la scorza quasi lignea di Mauro Corona, c'è una parte dolce. A partire dal bellissimo incipit (uno dei più belli che abbia mai letto e che da solo merita di leggere il libro), ad altri racconti nostalgici in cui l'autore si lascia scappare qualche pezzo di cuore.

Tu cercherai, Radici, Nostalgia, Neve, Ghiaccio, Tolech neve dura, Amori, Amore impossibile: questi sono i racconti che mi sono piaciuti di più.

Gli altri trattano di più aneddoti di vita vissuta, l'infanzia, la gioventù, la vita e lo spirito di certi paesi che sono in fondo come una grande famiglia, dove i ragazzi formano gruppi che condividono le bevute, gli scherzi semplici, le piccole bravate.

E' il primo libro che leggo di Corona. Non avendolo mai considerato, l'ho preso in mano con un po' di pregiudizio (tra l'altro, non sono a favore della caccia …) però, devo dire, che anche solo per quei piccoli sprazzi di sentimento che rivela di sé, il libretto mi è piaciuto. Ho scoperto una cosa che comunque sapevo già: mai giudicare gli altri dall'apparenza. Corona, col suo aspetto selvaggio e quasi da bruto delle foreste ha forse più sentimento di tante altre e comunque dai suoi scritti emerge un'impressione di persona sincera.


I fantasmi di pietra

E' particolare , questo libro è particolare!
Mi è piaciuto, e tanto.
Mauro Corona racconta ,attraverso lo scorrere delle stagioni e l'intersecarsi delle strade, il suo paese perduto Erto, distrutto e abbandonato dopo il disastro del Vajont del 9 Ottobre del '63.
Stada per strada , casa per casa ci racconta le strorie dei suoi compaesani, ripercorrendo e ricordando i tempi della sua gioventù.
Racconta di donne forti ,di uomini orgogliosi, di gente pulita e semplice , che lottava ogni giorno per vivere e alcune volte sopravvivere, in un paese con una economia povera, ma con un' umanità ricchissima.
E' notevole il numero di storie, di persone che emergono da queste pagine, mi sono chiesta come facesse a conoscere tutti ma proprio tutti gli abitanti e le loro vicissitudini, la verità è che forse prima la vita scorreva con ritmi diversi, scelti dalle persone e non dettati dai palinsesti della TV.
Nel racconto si avverte sempre rispetto e nostalgia verso questi abitanti del passato, ma soprattutto il rimpianto per uno stile di vita che non esiste più.